UnipolSai, i pm di Milano puntano al capo della Consob

Gianni Barbacetto
Il Fatto Quotidiano : 24/05/14

Milano. Ora l’attenzione si sposta sui “controllori”, che potrebbero non aver vigilato sull’operazione che ha portato alla fusione tra Unipol (cooperative “rosse”) e Fonsai (ex gruppo Ligresti). Il pm della Procura di Milano Luigi Orsi sta valutando attentamente il ruolo giocato dalla Consob di Giuseppe Vegas.

SECONDO ConsobL’IPOTESI investigativa, Unipol non è il “salvatore” delle aziende decotte di Salvatore Ligresti, ma semmai il “salvato”: la fusione che ha dato origine a UnipolSai, la seconda compagnia assicurativa italiana dopo Generali, potrebbe essere stata realizzata a valori falsi, sopravvalutando il peso di Unipol. Per verificarlo, la Procura di Milano ha fatto perquisire, giovedì 22 maggio, gli uffici di quattro manager indagati per aggiotaggio: Carlo Cimbri, amministratore delegato di UnipolSai; Vanes Galanti, ex presidente di Unipol Assicurazioni; Roberto Giay, già amministratore delegato di Premafin Finanziaria; Fabio Cerchiai, ex presidente di Milano Assicurazioni. Ma è la Consob l’obiettivo più delicato delle perquisizioni realizzate dai finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria di Roma, guidati dal generale Giuseppe Bottillo. Secondo l’accusa, Vegas (non indagato) potrebbe non aver vigilato sulla fusione, come era suo compito istituzionale, ma avere anzi ostacolato nei fatti la verifica di quanto davvero valesse Unipol. Innanzitutto impedendo che il funzionario Marcello Minenna, a capo dell’ufficio Analisi quantitative della Consob, calcolasse il valore effettivo dei titoli strutturati in pancia a Unipol. E tenendo poi completamente all’oscuro delle operazioni in corso uno dei commissari Consob, Michele Pezzinga, che per riuscire a prendere visione del dossier Unipol ha dovuto minacciare di denunciare il presidente Vegas all’autorità penale. Consob, in una nota, rivendica la correttezza del proprio comportamento e attribuisce la responsabilità della fissazione dei concambi (cioè il peso di Uniopol) alle aziende coinvolte. Così l’inchiesta, dedicata da principio alle gesta della famiglia Ligresti che aveva spolpato le sue aziende, da Premafin a Fonsai, è ora arrivata a lambire registi, banchieri, controllori. Nei prossimi giorni, il pm Orsi e i finanzieri del generale Bottillo analizzeranno, con l’aiuto di un consulente tecnico, l’enorme materiale sequestrato giovedì. Sotto attenzione sarà il ruolo giocato dal regista dell’operazione, l’Ad di Mediobanca Alberto Nagel, ma soprattutto i comportamenti delle autorità di controllo.

Orsi ha già chiesto il rinvio a giudizio, per corruzione e calunnia, per l’ex presidente dell’Isvap Giancarlo Giannini, che per otto anni – dal 2002 al 2010 – ha tenuto gli occhi chiusi sulla Fonsai di Ligresti. Salvo poi aprirli di colpo – nel 2012, quando ha avuto chiaro che don Salvatore era finito – incolpandolo ingiustamente di ostacoli alla vigilanza. La Consob lavorava sull’altro fronte: far passare la fusione, anche a costo di non vedere i derivati che pesavano come zavorra nei bilanci di Unipol. Ma l’agenzia Ansa rilancia la notizia che la delibera decisiva sulla valutazione dei derivati in bilancio a Unipol è stata adottata solo grazie al voto favorevole del presidente Vegas, che vale doppio, mentre il commissario Paolo Troiano si è astenuto e Pezzinga ha votato contro. Il piano, messo a punto da Mediobanca (grande creditrice sia dei Ligresti, sia di Unipol), prevede un aumento di capitale riservato di Premafin, sottoscritto da Unipol, senza obbligo di opa sulle società sottostanti: così la compagnia bolognese conquista il controllo della holding e, a cascata, delle vere prede, cioè Fonsai e Milano Assicurazioni. C’era un’offerta alternativa, avanzata dalla Palladio Finanziaria di Roberto Meneguzzo e da Matteo Arpe, che volevano comprare Fonsai (lasciando a Mediobanca i debiti di Premafin).

Una Consob molto puntigliosa frena l’operazione, che infine abortisce. Così come il tentativo dei francesi di Groupama, ai quali viene detto che se volevano Fonsai dovevano fare l’opa. Unipol no: la Consob stabilisce, nella sua delibera del 24 maggio 2012, che quella di Unipol è un’operazione di salvataggio, dunque esente da opa. L’Ivass (la nuova Autorità di controllo sulle assicurazioni) ratifica. Così la fusione avviene, con un lungo percorso che si conclude il 6 gennaio 2014.

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Giuseppe Cutillo

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