Ivass – Le considerazioni del Presidente Salvatore Rossi sull’attività svolta dall’Istituto nell’anno 2013

IVASS

Considerazioni del Presidente Salvatore Rossi

La transizione dall’ISVAP (cessato a fine del 2012) all’ IVASS è compiuta. L’ IVASS opera a pieno regime con una struttura di governo, una organizzazione e metodi di lavoro largamente rinnovati.

Diamo conto delle nostre analisi sul mercato assicurativo italiano, su come esso s’inscriva nel sistema finanziario, nell’economia, trattando in breve sequenza i tre banchi di prova su cui siamo chiamati a governare l’ineludibile, ulteriore cambiamento: l’azione di vigilanza, dalle regole alla supervisione; la vexata quaestio della copertura assicurativa della responsabilità civile nella conduzione di auto e motoveicoli (d’ora in avanti, per semplicità, “RC auto”); infine, l’Istituto stesso e la sua organizzazione.

Le assicurazioni, la finanza, l’economia.

Il mercato assicurativo. – In Europa, la raccolta complessiva dei premi assicurativi lordi è cresciuta lo scorso anno di circa l’1 per cento in media, ma con una grande variabilità fra paesi, da -10 a +18 per cento. In Italia, la raccolta si è ampliata di quasi il 13 per cento; era diminuita di poco meno di 5 punti l’anno prima. In sintonia con quanto avvenuto in Europa, si sono nettamente divaricati gli andamenti dei due rami tradizionali, vita e danni: in crescita il primo (+22 per cento), in contrazione il secondo (-5 per cento), tendenze che stanno proseguendo in questi primi mesi del 2014. Gli utili dell’intera industria assicurativa italiana hanno superato lo scorso anno i 5 miliardi, risultato simile a quello dell’anno precedente, ma ottenuto questa volta grazie al contributo di entrambi i rami, mentre nel 2012 era stato quasi tutto conseguito nel ramo vita. Nel biennio precedente si erano cumulate perdite per oltre 4 miliardi.

Il generale andamento positivo del mercato si declina in modi diversi nei vari segmenti di cui si compone: vita, welfare, RC auto, altri danni.
Nel ramo vita, le “gestioni separate” – in cui il risparmio degli assicurati è gestito separatamente dalle altre attività della compagnia assicuratrice ed è valutato al costo storico, stabilizzandone i rendimenti – si sono riprese dopo un biennio assai negativo. Questi prodotti, molto diffusi in Italia, incontrano di più il favore dei clienti, rispetto a polizze ancorate a valori di mercato, quando i tassi d’interesse sono molto bassi. La raccolta premi su polizze previdenziali (PIP), divenuta significativa solo da un decennio, viaggia da tempo a due cifre (+33 per cento nel solo 2013). Il comparto RC auto ha fatto segnare una contrazione record (-8 per cento), mentre per gli altri rami danni (in particolare RC generale, infortuni e malattia) la dinamica negativa, in atto dal 2009, si è molto attenuata nel 2013.

Il ramo RC auto è il più importante mercato assicurativo nazionale, per le dimensioni finanziarie, per il numero di cittadini coinvolti, per le funzioni che svolge. È pertanto naturale che l’ IVASS dedichi grande attenzione alle variabili fondamentali di questo mercato, che ne segnano la peculiarità rispetto ad altri Paesi.
La prima di queste variabili è la frequenza dei sinistri. Da sempre alta nel confronto internazionale, essa è caduta del 30 per cento negli ultimi quattro anni. Sappiamo essere, questo, un effetto della crisi economica, che ha ridotto l’uso dei veicoli privati a motore. Non era il modo in cui bisognava arrivarci, ma intanto registriamo meno morti e feriti nelle strade e non possiamo che rallegrarcene. Registriamo anche meno contenzioso legale con le assicurazioni, minori costi complessivi per queste ultime.
Il costo medio totale di ciascun sinistro è tuttavia aumentato nel quadriennio in esame, da circa 3.900 euro nel 2009 a 4.700 lo scorso anno, per effetto dei più forti accantonamenti a fronte dei sinistri già denunciati ma non ancora liquidati.

L’entrata in vigore del decreto legge “Concorrenza” nel 2012 ha concorso a contenere gli esborsi. Le nuove norme consentono il risarcimento delle cosiddette “microlesioni” solo in caso di accertamento medico-legale visivo o strumentale: una riga appena nella produzione legislativa complessiva, una rivoluzione nel sistema dei rimborsi per i sinistri RC auto. Nell’arco di pochi mesi, il livello medio dei punti d’invalidità permanente liquidati, in particolare per i “colpi di frusta”, è sceso del 20 per cento (Fig. 2), confermando il sospetto che si annidassero in quel comparto numerose frodi, a danno della collettività.

L’altra variabile calmierante per la dinamica dei costi dei sinistri RC auto è il sistema CARD di risarcimento diretto, in vigore dal 2007.
Si tratta di un sistema complesso che risponde a un’esigenza semplice: facilitare le incombenze del danneggiato, che può per molti sinistri rivolgersi direttamente alla propria compagnia per ottenere il risarcimento del danno subito. Sarà poi la compagnia, nelle modalità forfetarie della Convenzione CARD, a rivalersi sull’impresa assicuratrice del responsabile.

Il sistema copre oggi quattro quinti dei sinistri e quasi metà dei risarcimenti. Dove c’è la CARD gli importi pagati sono aumentati solo del 9 per cento dal suo avvio, dove non c’è sono aumentati del 70 per cento.
Il sistema, va detto, mostra delle inefficienze. Il citato decreto “Concorrenza” ha chiesto all’ IVASS di revisionarlo, per meglio contrastare le frodi e controllare i costi. Abbiamo appena sottoposto a pubblica consultazione un’articolata proposta.
Dal 2009, con meno sinistri, pur con un costo medio in aumento, si è ridotto il premio “puro”, teorico, cumulativamente del 16 per cento; tuttavia, il premio medio effettivo è aumentato di quasi il 6 per cento. Nell’ultimo biennio sono caduti entrambi, ma il primo (-11 per cento) più del secondo (-4 per cento). Sembra esservi una difficoltà di trasmissione delle positive dinamiche di mercato sui prezzi delle polizze.
Il mercato dei danni diversi da quelli automobilistici soffre in Italia di una strutturale sotto-copertura, che ci caratterizza in negativo nel contesto internazionale. Le cause di questo fenomeno, che riguarda i rischi professionali, sanitari, catastrofali, richiedono, anche da parte nostra, seri approfondimenti.

Il finanziamento dell’economia e il ruolo delle assicurazioni.

Dopo sei anni di crisi gravissima il tema del finanziamento dell’economia, in particolare a medio-lungo termine, è all’attenzione di tutto il mondo. Il G20 ne sta facendo quest’anno un punto centrale della propria agenda. In paesi come l’Italia la questione assume una speciale centralità, soprattutto guardando alle necessità finanziarie del suo vasto tessuto di piccole e medie imprese.
In molti paesi l’industria finanziaria sta faticosamente ridefinendo la propria configurazione. Anche sotto l’impulso degli ambiziosi progetti di riforma della regolamentazione intrapresi a livello internazionale, si va delineando una nuova divisione del lavoro tra intermediari, mercati e investitori istituzionali. Si desidera un sistema robusto e stabile, che sappia finanziare gli investimenti necessari a una crescita economica equilibrata e sostenibile nel lungo termine.

Soprattutto in alcuni paesi, fra cui il nostro, si profila un ribilanciamento di forze che accrescerà il ruolo dei mercati e degli investitori istituzionali, affinando e circoscrivendo quello delle banche. Un sistema finanziario meglio articolato, lo abbiamo capito da questa crisi globale, serve a distribuire e ad assorbire più rapidamente le perdite nelle crisi; serve anche, soprattutto nella fase di ripresa, a venire meglio incontro alla pluralità di esigenze di finanziamento espresse da economie complesse e in evoluzione.
Banche, mercati e investitori istituzionali non sono soggetti fra loro alternativi. Si possono sviluppare strumenti che consentano a intermediari e investitori di collaborare, ripartendo rischi e rendimenti. Il credito originato dalle banche può essere trasferito agli investitori attraverso operazioni di cartolarizzazione, covered bonds, collocamento di prestiti o di obbligazioni. Ciò che resta essenziale è la funzione di certificazione del merito di credito svolta dalle banche, la semplicità e la trasparenza dei prodotti.

L’industria assicurativa, nell’assolvere il suo compito tradizionale di trasferimento e gestione dei rischi, si trova a occupare un posto importante nel sistema di allocazione delle risorse finanziarie: investe i premi raccolti per fronteggiare gli impegni nei confronti degli assicurati, quindi concorre al finanziamento dell’economia, pubblica e privata; al tempo stesso, dovendo spesso darsi un orizzonte di lungo periodo, contribuisce a dare stabilità al sistema finanziario. Le compagnie assicurative europee hanno investimenti in essere per circa 8.000 miliardi di euro, quelle italiane per 560 miliardi. Gli investimenti delle assicurazioni italiane sono impegnati in titoli di Stato per 270 miliardi, in obbligazioni emesse da imprese per 90.
Agli investitori istituzionali, in particolare alle assicurazioni, si chiede ora da molte parti di giocare una partita più attiva.

Cambia la vigilanza assicurativa

Le regole del gioco – Con Solvency 2 aumenterà l’efficacia della vigilanza. Saranno disponibili indicatori del rischio implicito in ogni voce dell’attivo e del passivo dell’impresa, che accresceranno la tempestività degli interventi, e standard di governance più robusti, nella convinzione che un buon governo interno dei rischi sia il primo presupposto della solvibilità delle aziende. I loro profili di rischio saranno più trasparenti, consentendo di usare la disciplina del mercato.
Dobbiamo tutti, imprese e supervisori, rendere più spedita la nostra preparazione al nuovo regime, per rispettarne le norme, ma anche per sfruttarne le opportunità e limitarne gli effetti indesiderati.
L’ IVASS sta intanto lavorando a un quadro normativo nazionale completo, sufficientemente chiaro e stabile. A tal fine, ci siamo anche avvalsi delle linee guida fissate dalla European Insurance and Occupational Pensions Authority (EIOPA), che anticipano a quest’anno l’applicazione di parti importanti di Solvency 2.
Metodi e procedure di vigilanza.

Era urgente rilanciare l’attività ispettiva. Già poche settimane dopo la nascita dell’Istituto furono adottate nuove linee guida per le ispezioni, volte a colmare parte del divario rispetto all’impianto della vigilanza bancaria. Oltre a focalizzare le verifiche sui rischi, anziché su un mero controllo formalistico del rispetto delle regole, cambiammo subito le modalità di comunicazione degli esiti ai soggetti ispezionati, richiedendo apposite sedute dei loro organi di gestione e controllo. In quelle sedi, come avviene nella vigilanza bancaria, vengono ora notificati agli organi aziendali eventuali richieste di misure correttive o procedimenti sanzionatori.

Abbiamo introdotto importanti innovazioni organizzative e metodologiche nel modo di fare ispezioni. Il capo del gruppo ispettivo è responsabile della conduzione degli accertamenti e della relazione ispettiva; le relazioni vengono sottoposte a una revisione interna prima di essere rese note; gli esiti prendono la forma finale di un punteggio di sintesi, come quello del processo SRP. Quali enti ispezionare è oggetto di un’attenta pianificazione, proposta dagli uffici sulla base di criteri di rotazione, rappresentatività, rischiosità presunta, e approvata dal vertice dell’Istituto.

Dall’avvio dell’ IVASS sono state portate a termine 26 ispezioni, di cui 9 presso grandi compagnie; altre 4 sono in corso. Quelle concluse hanno dato luogo in metà dei casi a giudizi sintetici collocati nell’area non favorevole (punteggi da 4 a 6): i problemi riscontrati attenevano prevalentemente a carenze non di solvibilità ma di governo aziendale, che si riflettono tuttavia nella esposizione ai rischi e in disfunzioni nei rapporti con la clientela.
Se dalle ispezioni emerge il sospetto che siano stati commessi reati trasmettiamo con celerità ogni nostra evidenza alla Procura competente. In generale, collaboriamo pienamente e attivamente con la magistratura, in ogni circostanza.

Obiettivi della vigilanza prudenziale – Primo obiettivo della vigilanza off site è l’adeguatezza del patrimonio e del sistema di governance delle imprese assicurative.
Abbiamo iniziato a valutare i fabbisogni di capitale in relazione ai principali rischi ai quali le compagnie sono esposte, anche se l’attuale normativa non è ancora risk-oriented, come dovrà essere una volta vigente Solvency 2. In quattro casi abbiamo chiesto adeguamenti del capitale commisurati alle strategie di crescita e alla volatilità dei rischi finanziari assunti. In tre casi abbiamo chiesto un rafforzamento delle riserve tecniche. In diverse occasioni abbiamo richiamato la necessità di politiche di destinazione degli utili volte a rafforzare il patrimonio anche quando questo fosse eccedente i minimi regolamentari, se il complesso dei rischi assunti non vi appariva coerente.
Abbiamo messo in atto numerosi interventi in tema di assetto di governo delle compagnie assicurative; in sei casi abbiamo sollecitato un ribilanciamento dei poteri e un sistema di deleghe che ne escluda l’eccessiva concentrazione in capo a singoli soggetti. Solvency 2 richiederà robusti requisiti professionali ai componenti dell’organo amministrativo. L’azione di vigilanza sta sollecitando ai consigli un’attenta autovalutazione e pronte misure correttive ove necessarie.

Un tema di particolare complessità e delicatezza è quello dei “modelli interni”. Solvency 2 consentirà alle compagnie di determinare autonomamente il livello di patrimonio adeguato ai propri rischi purché dispongano di un modello interno di valutazione approvato dall’Autorità di vigilanza. Per chi non ne disporrà, si applicherà una “formula standard” di calcolo del requisito patrimoniale, che però le compagnie potranno personalizzare alla luce delle proprie specificità operative, sempre su autorizzazione dell’Autorità. Si tratta di una strada che il settore bancario ha da tempo percorso. Le assicurazioni, e con loro le Autorità di vigilanza, dovranno però percorrerla in un tempo molto più breve. È già aperta la fase di pre-application per i modelli interni e sei gruppi assicurativi attivi in Italia hanno presentato domanda; su due di questi, di respiro multinazionale, IVASS è Group supervisor in Europa.
Chiediamo alle imprese scelte metodologiche prudenti e consapevoli dei rischi impliciti nel fatto stesso di utilizzare un modello interno. Le verificheremo attentamente.

La tutela del consumatore. – I reclami che ci giungono dai consumatori seguitano a essere molto importanti per orientare l’attività di vigilanza sulla trasparenza e sulla correttezza dei rapporti fra compagnie, intermediari e clienti. L’anno scorso ce ne sono arrivati circa 27.000, in flessione di un buon 15 per cento rispetto al 2012. Ci siamo adoperati a migliorare la gestione dei reclami, ottenendo una riduzione di fatto dei tempi di chiusura dell’istruttoria, da 120 a 90 giorni.
Il Contact Center, attivo da due anni attraverso un numero verde gratuito, ha ricevuto fino a oggi più di 100.000 chiamate, con tempi medi di attesa al telefono ridottissimi nel confronto con servizi similari: lo scorso anno appena 13 secondi. Nella maggior parte dei casi si tratta di semplici richieste di informazione, soddisfatte dai nostri operatori, nel 6 per cento dei casi di veri e propri reclami, a fronte dei quali abbiamo interessato le imprese, convocato gli esponenti aziendali e, nei casi più gravi, inviato ispezioni.

Consideriamo fondamentale un rapporto franco e costante con le Associazioni dei consumatori. Lo scorso anno abbiamo con loro tenuto quattro incontri per consolidare il confronto dialettico sui temi di comune interesse e raccogliere contributi e spunti per interventi di vigilanza e regolamentari.
L’ IVASS sta realizzando un articolato progetto di educazione assicurativa, per fornire ai cittadini, anche ai più giovani, strumenti informativi semplici e chiari e aiutarli a effettuare scelte consapevoli. Dal sito dell’ IVASS si accede a un portale che contiene, tra l’altro, guide multimediali, guide pratiche sulle polizze RC auto, vita e malattia, semplici istruzioni su come presentare reclami. Abbiamo aderito al “Progetto sperimentale di formazione in materia economica e finanziaria per le scuole”, avviato dalla Banca d’Italia d’intesa con il Ministero dell’Istruzione.

Cambia il mercato “RC auto”, anche con il contributo dell’ IVASS

Un anno fa dedicai il mio intervento all’Assemblea annuale dell’ANIA a un tema in quel momento scottante, il funzionamento del mercato RC auto. Richiamai la rilevanza anche sociale, quindi gravida di rischi per la reputazione delle compagnie, di prezzi ritenuti anormalmente alti, che le compagnie stesse da sempre imputano a un’anomalia di fondo del mercato italiano: troppi incidenti, molti fraudolenti, con l’aggravante di un costo dei risarcimenti troppo alto anche a causa di norme mancanti o mal disegnate. Annunciai l’intenzione dell’ IVASS di promuovere, d’intesa con l’Autorità garante della concorrenza e del mercato e con il coordinamento del Ministero dello Sviluppo economico, una riflessione approfondita sulla materia, in grado di sfociare in una proposta di riforma.

Lo abbiamo fatto, anche se l’esito non è stato quello atteso. Il Ministero istituì in settembre un tavolo di confronto tecnico, prima fra Autorità, poi aperto alle rappresentanze del mercato. Fu messa a punto in poco più di due mesi una proposta articolata. Essa iniziò il suo iter nel Governo e in Parlamento; venne strada facendo sottoposta a numerose modifiche; fu infine lasciata cadere, anche per l’intervenuta crisi di Governo.

L ’IVASS, però, nel frattempo portava avanti il lavoro tecnico realizzabile di sua iniziativa. Non è stato un impegno da poco: faciliterà grandemente il compito di chi voglia rilanciare l’iniziativa politica riformatrice.

Per superare l’ostacolo, abbiamo in questi mesi sviluppato in IVASS due progetti, che vorrei brevemente illustrare.

Inizio dai prezzi.
Conoscere quelli effettivi – non quindi i premi di listino, che sono puramente indicativi – e la loro distribuzione secondo tutti i parametri rilevanti – come la localizzazione geografica e le caratteristiche della compagnia e dell’assicurato – aiuta a discriminare tra i fattori di domanda e di offerta che condizionano il mercato: comportamenti di guida, frequenza dei sinistri, rischio di frode, dal lato della domanda; differenziazione del prodotto, garanzie offerte, efficienza produttiva, concentrazione del mercato, dal lato dell’offerta.

L’Indagine sui premi effettivi RC auto (IPER) è il risultato di una iniziativa unica nel suo genere in Europa. Si tratta di una indagine campionaria trimestrale, con finalità statistiche, realizzata grazie alla preziosa collaborazione di tutte le compagnie e dell’ANIA, ma progettata, organizzata e gestita dall ’ IVASS, il quale garantisce la qualità e la neutralità dei dati. L’indagine, condotta a partire dal IV trimestre dello scorso anno presso un campione di 2 milioni di targhe rappresentativo del mercato anche a livello provinciale, rileva il prezzo effettivo di ogni polizza RC auto venduta, distinguendone le principali componenti (premio netto, fiscalità, sconti, provvigioni).

Vediamo qualche dato, riferito alla fine del 2013, per renderci conto delle potenzialità dello strumento.
La distribuzione dei premi effettivamente pagati è fortemente asimmetrica: la media semplice è di oltre 500 euro, la mediana di poco più di 450, con una variabilità molto elevata. Solo il 5 per cento degli assicurati paga un premio paragonabile a quello medio europeo, intorno ai 250 euro. Parliamo qui di premi lordi: di essi in media solo poco più del 70 per cento va alle compagnie, il resto è assorbito da tributi, contributi e provvigioni degli agenti. L’indagine ci consente anche di valutarne l’andamento più recente, pur essendo la serie dei dati ancora corta, quindi non destagionalizzabile: nel primo trimestre di quest’anno, seguitando nella tendenza discendente, il prezzo effettivo medio e quello mediano sono scesi rispettivamente del 3,8 e del 3,4 per cento rispetto al trimestre finale del 2013.

La variabilità è correlata innanzitutto alla localizzazione territoriale dell’assicurato: i prezzi alti si concentrano nelle aree, prevalentemente meridionali, che sappiamo essere a più alta sinistrosità. Ma anche altri parametri concorrono a spiegare la variabilità dei prezzi.

I dati confermano evidenze e intuizioni già presenti, secondo cui:
• il prezzo di una copertura assicurativa è più alto, di oltre 100 euro in media, se l’assicurato vive in una grande città piuttosto che in un piccolo centro;
• il prezzo decresce con l’età dell’assicurato, ripidamente dai 20 ai 30 anni, per poi risalire nelle età molto avanzate;
• i recidivi sono penalizzati: se nel mio passato di automobilista vi sono stati 5 incidenti, posso arrivare a pagare quasi tre volte quanto paga chi non ne ha mai fatti.

Risultati meno intuitivi e forse ancor più rilevanti si ottengono organizzando i dati in modo da ricavare informazioni sulla struttura del mercato.
Sappiamo già che il mercato RC auto in Italia è relativamente concentrato, con i primi 5 gruppi che ne detengono circa il 70 per cento. Tanto per avere un riferimento, i primi cinque gruppi bancari detengono meno di metà del loro mercato.
Con i dati dell’IPER possiamo calcolare più precisamente la concentrazione del mercato, anche provincia per provincia. Il classico indice di Herfindahl-Hirschman risulta pari a 1.193 nella media nazionale, un livello non basso, sebbene inferiore alla tipica soglia di attenzione di 1.500. Colpisce la forte variabilità da provincia a provincia: ad esempio, a Caserta la concentrazione è più che tripla che a Teramo. In generale, osserviamo come il mercato tenda a essere concentrato proprio nelle provincie note per la loro alta sinistrosità e per il sospetto di frodi diffuse.

Il secondo progetto
a cui abbiamo lavorato in questi mesi, muovendo dal decreto legge ”Crescita bis” del 2012, è l’Archivio integrato antifrode (AIA).
Il progetto AIA ha previsto un esercizio che in altri paesi sembrerebbe semplice, nel nostro è complicatissimo: censire tutti i numerosi archivi informatici già esistenti presso i più diversi soggetti privati e pubblici; ottenervi accesso; connetterli via web.

Abbiamo chiuso la prima fase nei tempi che ci eravamo assegnati, interconnettendo cinque grandi banche dati: Motorizzazione civile, PRA, CONSAP, ANIA e IVASS. Stiamo andando avanti coinvolgendo, oltre ai soggetti prima citati e a tutte le compagnie assicurative, quattro Ministeri (Economia e finanze, Sviluppo economico, Infrastrutture e Trasporti, Interno), la Banca d’Italia, il Casellario centrale infortuni, l’Ufficio centrale italiano. Entro l’anno contiamo di interconnettere altri archivi rilevanti, entro il 2015 di completare l’opera.
Per ricavarne che cosa? Un numero per ogni sinistro denunciato, che esprima la probabilità di frode. Una valutazione basata sulla storia pregressa del veicolo e di tutti i soggetti coinvolti: proprietario, conducente, danneggiati, testimoni, periti, avvocati, medici.

Manca al completamento del progetto il decreto attuativo che i Ministeri delle Infrastrutture e dei Trasporti e dello Sviluppo economico emetteranno di concerto, acquisito il parere del Consiglio di Stato e sentito il Garante per la protezione dei dati personali. Completato questo iter amministrativo, l’archivio sarà messo anche a disposizione delle Forze dell’ordine e di tutti coloro che hanno partecipato alla sua realizzazione, in primis le stesse imprese.

Il problema dei prezzi alti delle polizze RC auto, dopo tanti anni, si è attenuato ma non risolto. Auspichiamo una nuova iniziativa legislativa che lo affronti in tutti i suoi aspetti, come si era cercato di fare lo scorso anno con il nostro supporto tecnico.
Il punto centrale è ridurre l’asimmetria informativa fra assicuratori e assicurati, soprattutto nei territori dove è più difficile per le compagnie distinguere ex ante i tanti cittadini virtuosi dai pochi – ma non pochissimi – inclini alla frode o anche solo all’azzardo morale. L’AIA è un potente strumento volto a questo fine. Se si riesce ad abbattere quell’asimmetria informativa, che innalza il prezzo medio sul mercato incoraggiando ipso facto comportamenti impropri, il secondo passo sarà accertarsi che i conseguenti risparmi di costo siano tramutati dalle compagnie in riduzioni dei prezzi effettivi.
A questo fine, andrà innanzitutto intensificato il contrasto alle pratiche anticoncorrenziali, facile scorciatoia rispetto agli aumenti di efficienza. Stiamo mettendo i dati dell’IPER e le nostre analisi a disposizione dell’Autorità antitrust, a cui potranno offrire un supporto che speriamo rilevante.

Cambia l’ IVASS

Infine, il terzo banco di prova del cambiamento è l’Istituto stesso.
La discontinuità principale è alle nostre spalle e ha coinciso con la nascita dell’ IVASS. La legge istitutiva e lo Statuto, varati nella seconda metà del 2012, hanno dato all’ IVASS una struttura di governo peculiare e articolata. Il legislatore, volendo inserire il nascente Istituto sotto l’egida della Banca d’Italia, pur senza fonderlo in essa, ha previsto due organi collegiali di governo, che agiscono su livelli diversi e in parte s’intersecano. Quello sovrastante è appunto il Direttorio della Banca d’Italia, integrato da due esperti nella materia assicurativa, a formare un organo di sette persone, presieduto dal Governatore della Banca d’Italia. Al Direttorio Integrato spettano l’attività di indirizzo e direzione strategica dell’Istituto e la competenza sui provvedimenti con rilevanza esterna relativi alle funzioni istituzionali. Tre membri del Direttorio integrato costituiscono il secondo organo, il Consiglio: essi sono il Direttore Generale della Banca d’Italia, che assume ex officio la carica di Presidente dell’Istituto e del Consiglio stesso, e i due già menzionati esperti, denominati Consiglieri. Al Consiglio spettano l’amministrazione generale dell’Istituto e le competenze eventualmente delegate dal Direttorio integrato.

In questi primi diciotto mesi di attività la governance dell’ IVASS, nonostante la sua obiettiva complessità, ha ben funzionato, anche grazie all’impegno dei singoli. Sono state messe a punto deleghe e prassi, riguardanti tra l’altro la figura di cerniera del Presidente, che hanno facilitato l’attività dei due organi e l’interazione fra essi.
La legge istitutiva ha fissato varie limitazioni alla gestione dell’ IVASS: una compagine non eccedente quella trasferita dal cessato ISVAP; un trattamento giuridico, economico e previdenziale del personale che non deve implicare oneri di bilancio aggiuntivi rispetto a quelli a suo tempo presenti nell’ISVAP; l’impegno a ottimizzare le risorse e a ridurre le spese di funzionamento e quelle per le collaborazioni esterne. La legge contempla anche trasferimenti di risorse dalla Banca d’Italia, in forma di distacchi di personale e utilizzo di infrastrutture informatiche.

L’Istituto conta oggi 349 persone; erano 355 al momento della cessazione dell’ISVAP. Dalla Banca d’Italia ne sono giunte 10, per assumere varie funzioni, tra cui quella di Segretario Generale e, in tre casi, di Capo Servizio.
L’impegno a ridurre le spese è stato una sfida non da poco. La legge istitutiva che lo sanciva non prevedeva che le funzioni dell’Istituto aumentassero, ma questo è ciò che è avvenuto, con leggi successive: ricordo ad esempio gli impegni connessi con la riforma CARD e l’archivio AIA, prima citati. Stimiamo che il complesso di questi nuovi o maggiori compiti implichi un costo annuo aggiuntivo di gestione di 1,4 milioni. L’anno scorso siamo riusciti a farlo assorbire da tagli di altre spese, ottenendo anche un risparmio netto di 1,3 milioni.

Abbiamo fatto anche noi la nostra spending review, scendendo a un livello di dettaglio molto spinto. I risparmi maggiori li stiamo conseguendo: dalla nuova disciplina dei rimborsi spese in caso di missione; non rinnovando i contratti di lavoro a tempo determinato e i rapporti di collaborazione esterna ereditati dalla precedente gestione; attraverso i guadagni di efficienza consentiti dal nuovo modello organizzativo.

Le donne e gli uomini che lavorano nell’ IVASS, che sono l’ IVASS, ne hanno piena consapevolezza. Stanno affrontando il continuo cambio di scenari moltiplicando l’impegno, fino all’abnegazione. Li ringrazio calorosamente.
Non vogliamo essere burocrati ciechi. Tacito nelle Storie diceva di uno dei liberti imperiali, che oggi si definirebbe sprezzantemente un burocrate: “esercitò in modo … sfrenato il potere di un re con la mentalità di uno schiavo”. Vorremmo invece essere visti come chi esercita poteri delegati con piena trasparenza e soggiacendo a ogni controllo, ma con autonomia e indipendenza, nell’interesse dei cittadini che scelgono di assicurarsi contro i rischi che la vita ci pone, nell’interesse stesso delle imprese che offrono copertura contro quei rischi, per le quali solidità e buona reputazione sono precondizioni del successo negli affari.
Se sapremo rafforzare questa interazione virtuosa, avremo dato al Paese un sostegno non piccolo nel suo sforzo di ammodernamento, di riavvio dello sviluppo.

fonte IVASS

Giuseppe Cutillo

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