Gli italiani hanno imparato a risparmiare?

Il broker facile.it ha commissionato un’indagine dalla quale si evince che gli italiani hanno tagliato spese ed iniziato a rispamiare in settori in cui, fino a 5 anni fa, la concorrenza era minima.

salvadanaio

Gli italiani hanno imparato a risparmiare?

Facile.it, broker e comparatore di tariffe, ha presentato i risultati di un’indagine sulle nuove abitudini di consumo degli italiani, che, a quanto pare, nel 2015 sono riusciti a risparmiare più dell’anno precedente, utilizzando il canale on-line.

Prima di presentare alcuni dei risultati, ci preme raccomandare di porre molta attenzione a cosa si sta acquistando. Perché, a differenza di un prodotto materiale, un servizio è difficilmente paragonabile e le variabili possono costare care, in termini di prestazioni del servizio. Messaggi pubblicitari che inneggiano al risparmio sulle assicurazioni per poter fare un viaggio in più (o comunque la palestra, una cena in più ….) vanificano il lavoro di tanti professionisti capaci di guidare all’acquisto consapevole ( per ragioni regolamentari ed etiche ) e quindi il miglior prezzo per la soluzione tagliata su misura.

Detto questo vediamo dove gli italiani hanno ottenuto maggiori risparmi, iniziando dal settore che ci riguarda direttamente.

Per RCA auto-moto il 38% degli intervistati ha dichiarato di aver risparmiato, il 36 % sulle spese telefoniche (senza cambio operatore) e il 26% cambiando operatore telefonico.

Più difficile risparmiare sui conti correnti e sulle surroghe dei mutui. Rispettivamente sono il 14% e il 6% degli intervistati. Ci permettiamo di scrivere che in questo caso il problema è legato alla “casta” banche le quali operano spesso in barba ai regolamenti e all’etica, propinando prodotti inadeguati e che spesso non danno alcuna copertura proprio perché sbagliati, facendo inoltre concorrenza sleale, e portando comunque i clienti (soprattutto risparmiatori) in situazioni che grazie alle cronache ben tutti conosciamo.

Anche le spese mediche hanno subito un taglio (34%) che ha portato molti italiani ad accettare i tempi biblici della sanità pubblica.

Fino ad ora abbiamo riportato i dati relativi a spese inevitabili. Vediamo, sei beni di consumo “superflui”, come si sono comportati gli intervistati.

15,7 milioni di persone hanno rinunciato a pizzerie e ristoranti, 12,8 milioni hanno contenuto le spese per vestirsi, a seguire viaggi e cultura (a pagamento).

Tutti i dati considerati dall’indagine sono stati confrontati con il 2011, quando la crisi era al suo apice. I risultati offrono diversi spunti interessanti: facevamo meno attenzione a risparmiare sulle spese obbligatorie. Tre esempi su tutti: negli ultimi 5 anni gli italiani che dichiarano di aver risparmiato sull’assicurazione sono aumentati dell’11%; del 15% per le spese telefoniche e del 19% per le spese mediche a pagamento.

In aumento anche chi che hanno imparato a tagliare le spese non necessarie. Se nel 2011 il 37% riusciva a risparmiare sull’abbigliamento, oggi siamo al 54%; si va meno al cinema e al teatro (le persone che hanno ridotto questa spesa sono passate dal 29% al 42%) e si fanno meno trattamenti estetici (dal 23% al 33%). Aumenta del 10% anche la percentuale degli italiani che fa più attenzione a non spendere troppo nei pasti fuori casa.

Da segnalare due voci in controtendenza: gli italiano sono fedeli al supermercato di fiducia, e soprattutto, non piace risparmiare su giornali, libri e musei. Solo il 15% diminuirebbe la spesa per questi beni.

Giuseppe Cutillo

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